mercoledì 20 febbraio 2008

Troppi abusi liturgici

Monsignor Ranjith: “Troppi abusi liturgici e la Comunione nelle mani non va bene. Auspicabile che i fedeli tornino a inginocchiarsi quando si accostano all’Eucarestia”
di Bruno Volpe
(da www.papanews.it)

CITTA’ DEL VATICANO - La Chiesa è preoccupata dal mancato rispetto dell’Eucarestia, presenza reale e corporale di Cristo nell’Assemblea dei fedeli, e dal numero sempre più elevato di abusi liturgici. ‘Petrus’ ha raccolto l’opinione di Monsignor Albert Malcom Ranjith, illustre Vescovo e apprezzato braccio destro del Cardinale Francis Arinze quale Segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.

Eccellenza, purtroppo la Santa Messa, in Italia e in diverse altre parti del Mondo, continua a non essere celebrata come dovrebbe, con i sacerdoti che si mettono troppo al centro dell’attenzione e inventano al momento formule e riti che non sono assolutamente fedeli al Magistero ufficiale.

"E’ vero, e ritengo che sia davvero triste che alcuni sacerdoti, per fortuna non tutti, continuino ad abusare, con stravaganze inspiegabili, della liturgia che, è bene ricordarlo, non è di loro proprietà ma della Chiesa".

Le andrebbe di lanciare pubblicamente un appello?

"A questi sacerdoti ricordo che devono, e sottolineo devono, rispettare la liturgia ufficiale della Chiesa cattolica. Basta con gli abusi e le interpretazioni personali: la Messa non è uno spettacolo, ma sacrificio, dono e mistero. Non a caso, il Santo Padre Benedetto XVI ci ricorda continuamente di celebrare l’Eucarestia con dignità e decoro".

Veniamo a qualche caso pratico. Alcuni preti si concedono omelie eccessivamente lunghe e non sempre intonate alle letture del giorno…

"Intanto penso che una buona e sana omelia non dovrebbe mai superare gli 8-10 minuti; detto ciò, è necessario che il celebrante studi approfonditamente il Vangelo del giorno e si attenga sempre ad esso, senza svolazzi o inutili giri di parole. L'omelia è parte integrante e complementare del sacrificio Eucaristico, ma non deve assolutamente prevalere".

Eccellenza, veniamo alla questione della Comunione nelle mani: Lei che ne pensa?

"Credo ‘semplicemente’ che bisogni rivedere questa pratica. Come fare? Tanto per iniziare, con una buona catechesi. Sa, purtroppo, molti neanche si rendono conto di chi ricevono nella Comunione, cioè il Cristo, e così si accostano al banchetto Eucaristico con scarsa concentrazione e scarsissimo rispetto".

In concreto, che fare?

"Bisogna recuperare il senso del sacro. Parlo a titolo personale, ma sono convinto dell’urgenza di rivedere la pratica della Comunione elargita nelle mani, tornando a dare la particola ai fedeli direttamente in bocca, senza che essi la tocchino, ribadendo in questo modo che nell'Eucarestia c’è realmente Gesù e che tutti lo devono accogliere con devozione, amore e rispetto".

Non sarebbe il caso di tornare anche a genuflettersi nel momento in cui ci si comunica?

"Ritengo di sì. Questo gesto rappresenterebbe un vero atto di rispetto verso il dono e il mistero dell’Eucarestia".

Ma qualcuno, all’interno stesso della Chiesa, sembra manifestare ‘imbarazzo’ solo all’idea di vedere ripristinata la genuflessione davanti al Santissimo.

"Al di là del ruolo che ricopro in Vaticano, come cattolico mi domando e chiedo: perchè vergognarsi di Dio? La genuflessione al momento della Comunione sarebbe un atto di umiltà e di riconoscimento della nostra natura di figli di Dio".

Nessun commento: