domenica 15 giugno 2008


Il viaggio del Papa in Puglia - L’omelia della Messa a Brindisi celebrata davanti a 70.000 fedeli: “Gesù ci chiama a santificarci malgrado i nostri peccati e le nostre imperfezioni”

di Gianluca Barile


BRINDISI - "La Chiesa e' la comunita' dei peccatori che credono nell'amore di Dio e si lasciano trasformare da Lui, e cosi' diventano Santi". Benedetto XVI ha descritto cosi' la situazione dei seguaci del Vangelo, che in ogni epoca hanno potuto constatare la distanza tra il proprio vissuto e gli ideali del cristianesimo. Anche i dodici apostoli, ha infatti ricordato il Papa durante l’omelia della Messa celebrata a Brindisi, "non erano uomini perfetti, scelti per la loro irreprensibilita' morale e religiosa. Erano sicuramente credenti pieni di entusiasmo e di zelo, ma segnati dai loro limiti umani, talora anche gravi. Dunque - ha rilevato il Pontefice -, Gesu' non li chiamo' perche' erano gia' Santi ma affinche' lo diventassero: come noi, come tutti i cristiani". I Vangeli, d’altro canto, raccontano "gesti umili e discreti, che pero' contengono un'enorme potenzialita' di rinnovamento". Per Benedetto XVI, questa "e' la logica del Regno di Dio, non a caso rappresentata dal piccolo seme che diventa un grande albero". "Lo stile di Gesu' - ha proseguito il successore di Pietro davanti ad oltre 70.000 fedeli - e' inconfondibile: e' lo stile caratteristico di Dio, che ama compiere le cose piu' grandi in modo povero e umile". "Il disegno di Dio - ha sottolineato il Papa - e' diffondere sull'umanita' e sul cosmo intero il suo amore generatore di vita. Un progetto che tuttavia il Signore vuole attuare solamente nel rispetto della nostra liberta', perche' l'amore di sua natura non si puo' imporre. La Chiesa e' allora, in Cristo, lo spazio di accoglienza e di mediazione dell'amore di Dio. In questa prospettiva appare chiaramente come la santita' e la missionarieta' della Chiesa costituiscano due facce della stessa medaglia: solo in quanto Santa, cioe' colma dell'amore divino, la Chiesa puo' adempiere la sua missione, ed e' proprio in funzione di tale compito che Dio l'ha scelta e santificata quale sua proprietà". Sul binomio 'santita'-missione', ha fatto notare il Pontefice, si misura la credibilita' della Chiesa: "Nella luce di questa provvidenziale Parola di Dio - ha detto il Papa - ho la gioia di confermare il cammino della vostra Chiesa. E' un cammino di santita' e di missione, e il Vangelo di oggi ci suggerisce lo stile della missione, cioe' l'atteggiamento interiore che si traduce in vita vissuta. Non puo' che essere quello di Gesu': lo stile della compassione verso le folle stanche e sfinite, come pecore senza pastore". In quest'ottica, ha proseguito Benedetto XVI, "la compassione cristiana non ha niente a che vedere col pietismo, con l'assistenzialismo. Piuttosto, e' sinonimo di solidarieta' e condivisione, ed e' animata dalla speranza che si fonda sulla venuta del Cristo, e che in ultima analisi coincide con la sua Persona e col suo mistero di salvezza, come bene ricordava nel titolo il quarto Convegno ecclesiale italiano, celebrato a Verona: Cristo risorto e' la speranza del mondo". "L'azione della comunita' internazionale e delle sue istituzioni, supposto il rispetto dei principi che sono alla base dell'ordine internazionale, non deve mai essere interpretata come un'imposizione indesiderata e una limitazione di sovranità", ha poi ribadito il Santo Padre citando il suo intervento dell'aprile scorso all'Onu. "Al contrario - ha evidenziato - e' l'indifferenza o la mancanza di intervento che recano danno reale". Per il Papa, inoltre, nel mondo di oggi "c'e' bisogno di una ricerca piu' profonda dei modi di prevenire e controllare i conflitti, esplorando ogni possibile via diplomatica e prestando attenzione ed incoraggiamento anche ai piu' flebili segni di dialogo o di desiderio di riconciliazione". Parole pronunciate durante il tradizionale Angelus domenicale, al termine della Messa nel porto di Brindisi, un luogo, ha rammentato Benedetto XVI, che ha "un pregnante significato simbolico: ogni porto parla di accoglienza, di riparo, di sicurezza; parla di un approdo sospirato dopo la navigazione, magari lunga e difficile. Ma parla anche di partenze, di progetti e aspirazioni, di futuro. In particolare, il porto di Brindisi riveste un ruolo di primo piano per le comunicazioni verso il Mare Mediterraneo e verso l'Oriente, e per questo ospita anche una base delle Nazioni Unite, che svolge una funzione importante sotto il profilo umanitario. Da questo luogo cosi' suggestivo, non lontano da Calimera, il paese indicato come il 'buon giorno' d'Italia, desidero pertanto - ha specificato il Papa - rinnovare il messaggio cristiano di cooperazione e di pace tra tutti i popoli, specialmente tra quelli che fanno corona a questo mare, antica culla di civilta', e quelli del Vicino e Medio Oriente". "La compassione cristiana non ha niente a che vedere col pietismo e l'assistenzialismo. Piuttosto e' sinonimo di condivisione ed e' animata dalla speranza", ha anche ricordato Benedetto XVI, che ha richiamato l’attenzione sul Vangelo, che tra le tante cose, ben descrive "l'amore di Gesu' per la sua gente, specialmente per i piccoli e i poveri". "La Chiesa - ha aggiunto il Santo Padre - e' lo spazio di accoglienza e mediazione dell'amore di Dio. Santita' e missionarieta' sono due facce della stessa medaglia". La "materna protezione" della Vergine "difenda sempre" Brindisi, la Puglia, l'Italia, l'Europa e il mondo intero "dalle tempeste che minacciano la fede e i veri valori": è stata questa, poi, la speranza espressa dal Papa prima di terminare il proprio intervento. Nello specifico, l’auspicio del Pontefice e' stato che "le giovani generazioni" sappiano "prendere il largo senza paura per affrontare con cristiana speranza il viaggio della vita". "Maria, Porto di salvezza, prega per noi", ha chiesto il Pontefice "da questo lembo d'Europa proteso nel Mediterraneo, tra Oriente e Occidente", ricordando che la Vergine e' per i cristiani "Madre che indica la via donandoci Gesu', Via della pace. La invochiamo idealmente - ha concluso Benedetto XVI - con tutti i titoli coi quali e' venerata nei Santuari della Puglia, ed in particolare qui, da questo antico porto, la preghiamo quale ‘porto di salvezza’ per ogni uomo e per l'intera umanità". Un inginocchiatoio e' stato successivamente posto ai piedi del Papa per consentire ai fedeli di inginocchiarsi nel ricevere l'Eucaristia, secondo l'uso dell'antica liturgia che era stato mantenuto come possibilita' nel messale di Paolo VI. Il Santo Padre aveva gia' comunicato i fedeli inginocchiati davanti a lui lo scorso 22 maggio, nella Messa celebrata in Piazza San Giovanni in Laterano a Roma per il Corpus Domini e a Santa Maria di Leuca. Nelle due precedenti celebrazioni, come in quella di Brindisi, la particola consacrata e' stata data dal Papa nelle mani soltanto dei diaconi, mentre tutti i fedeli l'hanno ricevuta nella bocca. Entrambe le modalita' sono consentite dalle attuali norme liturgiche, ma questo modo sottolinea maggiormente il significato dell'Eucaristia come rinnovato sacrificio di Gesu', mentre l'altro e' piu' in linea con la concezione protestante che sottolinea maggiormente la dimensione della mensa. La Chiesa di Benedetto XVI, come e’ noto, e' preoccupata dal mancato rispetto dell'Eucarestia testimoniato dal numero sempre piu' elevato di abusi liturgici che si commettono nel corso delle celebrazioni. Recentemente l'Osservatore Romano ha dedicato un'intera pagina a questo problema, ospitando uno studio del teologo Inos Biffi, che denunciava una crisi di fede nel mistero della "transustanziazione", cioe' della presenza reale di Cristo nell'ostia consacrata, come causa di questo fenomeno. In un'intervista al nostro giornale, Monsignor Albert Malcom Ranjith, segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, aveva poi condannato le "stravaganze inspiegabili" commesse da alcuni sacerdoti nella liturgia sottolineando che essa "non e' di loro proprieta' ma della Chiesa". "La Messa - aveva affermato il prelato - non e' uno spettacolo, ma sacrificio, dono e mistero". Quanto alla Comunione nelle mani, "credo semplicemente - evidenziava l’Arcivescovo - che bisogni rivedere questa pratica: parlo a titolo personale, ma sono convinto dell'urgenza di tornare a dare la particola ai fedeli direttamente in bocca, senza che essi la tocchino, ribadendo in questo modo che nell'Eucarestia c'e' realmente Gesu' e che tutti lo devono accogliere con devozione, amore e rispetto". Per Monsignor Ranijth, inoltre, "sarebbe il caso di tornare anche a genuflettersi nel momento in cui ci si comunica" come "atto di rispetto verso il dono e il mistero dell'Eucarestia". "Al di la' del ruolo che ricopro in Vaticano, come cattolico - concludeva - mi domando e chiedo: perche' vergognarsi di Dio? La genuflessione al momento della Comunione sarebbe un atto di umilta' e di riconoscimento della nostra natura di figli di Dio". Intanto, in ricordo della sua visita pastorale, la Diocesi di Brindisi ha deciso di intitolare a Benedetto XVI il nuovo seminario, inaugurato nel novembre scorso dal segretario di Stato, Cardinal Tarcisio Bertone. Lo ha annunciato nel suo discorso di saluto al Pontefice l'arcivescovo locale, Monsignor Rocco Talucci. "Prima di lasciare la citta' - ha detto il prelato tra gli applausi dei 70.000 fedeli presenti alla Messa celebrata nel porto di Brindisi - il Papa ci fara' il dono di benedirlo". La diocesi di Brindisi, ha fatto notare ancora Monsignor Talucci, "ha donato al Santo Padre i paramenti utilizzati per la celebrazione Eucaristica, i quali "sono ispirati al manto di San Teodoro Martire". Su di essi "spiccano i due 'grifi', simbolo della doppia natura del Verbo incarnato, custoditi dalla Rosa mistica, simbolo della Chiesa".

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