venerdì 21 novembre 2008

Udienza Generale, Benedetto XVI sconfessa Lutero prendendo spunto dall’esempio di San Paolo: “Non basta la fede, per salvarci occorrono anche carità e

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CITTA’ DEL VATICANO - Benedetto XVI ha citato Martin Lutero durante la tradizionale catechesi dell’Udienza Generale del Mercoledi’, sconfessando la sua affermazione per la quale "ci si salva solo per fede". Il Papa, infatti, ha chiarito che questo "e' vero", ma, ha ammonito, "se non si oppone la fede alla carita' e all'amore". Solo "trasformati dall'amore di Cristo per Dio e per il prossimo possiamo essere realmente giusti agli occhi di Dio", ha proseguito il Pontefice, perche' "la Legge trova il suo adempimento nel comandamento dell'amore". Le parole di Benedetto XVI hanno preso spunto dalla cosiddetta dottrina della giustificazione ed hanno riguardato, in larga parte, l’esempio di San Paolo. "Quando Paolo incontro' il Risorto sulla strada di Damasco - ha ricordato il Papa - era un uomo realizzato: irreprensibile quanto alla giustizia derivante dalla Legge", ma dopo quell'incontro "comincio' a considerare tutti i suoi meriti" come "spazzatura di fronte alla sublimita' della conoscenza di Gesu' Cristo" e passo' "da una giustizia fondata sulla Legge e acquisita con l'osservanza delle opere prescritte, ad una giustizia basata sulla fede in Cristo". Per il Pontefice, "il rapporto tra Paolo e il Risorto divento' talmente profondo da indurlo a sostenere che Cristo" era "il suo vivere, al punto che per poterlo raggiungere persino il morire diventava un guadagno". Proprio per questo, ha evidenziato il Santo Padre, "Paolo colloca ormai al centro del suo Vangelo un'irriducibile opposizione tra due percorsi alternativi verso la giustizia: uno costruito sulle opere della Legge, l'altro fondato sulla grazia della fede in Cristo". E Paolo sceglie il secondo, per il quale "l'uomo e' giustificato per la fede indipendentemente dalle opere della legge". Ma "la liberta' cristiana non e' libertinismo, e la liberazione della quale parla San Paolo non e' liberazione dal fare il bene", ha sottolineato ancora il Papa. "La Legge dalla quale siamo liberati e che non salva", ha tenuto a precisare Benedetto XVI, e' rappresentata dalla Torah in tutti i suoi cinque libri, che nell'interpretazione farisaica implica un complesso di comportamenti e "osservanze rituali e cultuali che determinano sostanzialmente l'identita' dell'uomo giusto", esprimendo "un'identita' sociale, culturale e religiosa". "Le opere della Legge che non giustificano" sono le sue prescrizioni "rituali e culturali che determinano l'identita' dell'uomo giusto: circoncisione, cibo, purezza rituale, sabato, comportamenti che appaiono anche in dibattiti tra Gesu' e i contemporanei". Si tratta di una serie di prescrizioni che con Cristo "non sono piu' necessarie. Lui basta". Le pratiche mosaiche, ha sottolineato il Papa, erano divenute importanti soprattutto in epoca ellenistica, quando Israele sentiva minacciata la propria identita' e la propria fede. Le prescrizioni della legge erano una sorta di "muro di difesa di questa identità". Per lo stesso motivo, Paolo perseguitava i cristiani. "Nel momento dell'incontro con il Risorto - ha scandito Benedetto XVI - Paolo ha capito che con la risurrezione di Cristo la situazione era cambiata: il Dio di Israele diventa il Dio di tutti i popoli, il muro tra Israele e i pagani non e' piu' necessario: Cristo ci protegge dal politeismo, ci unisce a Dio e ci garantisce l'identita' nella diversita' delle culture. E' lui che ci fa giusti". Infatti, "essere giusti e' essere con Cristo e questo basta. La comunione con Cristo - ha proseguito il Pontefice - crea carita': preghiamo il Signore che ci aiuti a credere e che questo diventi vita e cosi' trasformati al suo amore possiamo essere realmente giusti agli occhi di Dio". "L'espressione ‘sola fide' - quindi - e' vera se non si oppone alla carita' e all'amore: bisogna guardare Cristo, affidarsi a Cristo, conformarsi con Cristo, alla forma e alla vita di Cristo, che e' l'amore. La fede opera per mezzo della carita'. Nell'amore di Dio e del prossimo e' adempiuta tutta la legge". E nella festa di Cristo Re, che la Chiesa celebra Domenica prossima, ha concluso il Papa, si afferma proprio che "il Giudice ha come criterio l'amore".

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