sabato 15 marzo 2008

Messa in latino, la proposta del Cardinale Medina Estévez: “Celebrare con i libri di San Pio V e il lezionario del Novus Ordo”

di Bruno Volpe
www.papanews.it

CITTA’ DEL VATICANO - Continua a tenere banco il Motu Proprio ‘Summorum Pontificum’ con cui il Santo Padre Benedetto XVI, a partire dallo scorso 14 Settembre, ha concesso ai fedeli legati alla gloriosa tradizione della Chiesa di accedere più facilmente, malgrado l’ostruzionismo ingiustificato di una fetta consistente del clero cosiddetto ‘progressista’, alla celebrazione della Messa ‘tridentina’ secondo i libri liturgici di San Pio V parzialmente riformati negli anni ’60 dal Beato Giovanni XXIII. Tra i sostenitori più convinti dell’iniziativa del Papa, il Cardinale cileno Jorge Arturo Medina Estévez (nella foto), Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti dal 1998 al 2002, il porporato che con il suggestivo ‘Habemus Papam’ annunciò ai fedeli presenti in Piazza San Pietro e al mondo intero, il 19 Aprile del 2005, l’elezione di Benedetto XVI. ‘Petrus’ lo ha rintracciato e intervistato in esclusiva in Cile.

Eminenza, qualcuno continua a storcere il naso, all’interno stesso della Chiesa, per il Motu Proprio ‘Summorum Pontificum…

"Purtroppo è vero, ma è altrettanto doveroso ricordare che la Messa secondo il rito di San Pio V non è stata mai abolita e pur essendo considerata attualmente ‘straordinaria’, ha lo stesso diritto di cittadinanza nella Chiesa e la stessa dignità del ‘Novus Ordo’ di Paolo VI. Tuttavia, è bene ricordare ai Vescovi che si sono dichiarati contrari al Motu Proprio di Benedetto XVI, che sono perfettamente liberi di esprimere la loro opinione civilmente, ma che, in definitiva, sono tenuti all’obbedienza e al rispetto nei confronti del Papa, che è l’unico Pastore universale di Santa Romana Chiesa. Il resto sono polemiche sterili per coloro stessi che le innescano”.

C’è chi, come il Cardinale Carlo Maria Martini, riferendosi al rito antico, ha parlato di ‘senso di chiuso’...

“Personalmente, ho sempre celebrato Messa con i libri liturgici di San Pio V - cui sono particolarmente affezionato -, e questo senso di chiuso non l’ho mai avvertito. Anzi, le dirò mi hanno fatto buona compagnia sin dalla mia ordinazione sacerdotale".

Sarà che il rito tridentino garantisce solennità, sobrietà, mistero.

"Questo è innegabile. La Santa Messa, del resto, deve essere sobria ed elegante, alla ricerca del Trascendente, perchè rappresenta il Sacrificio per eccellenza di Cristo morto e risorto per noi”.

Con la Messa in lingua nazionale, che indubbiamente non ha la stessa solennità di quella in latino di San Pio V, si assiste ad abusi liturgici impressionanti.

“E invece la liturgia deve mantenere decoro e rigore, senza svolazzi o invenzioni, evitando spettacoli e invenzioni che, purtroppo, Lei ha pienamente ragione, oggi sono sempre più frequenti. Per risolvere questo problema, basterebbe rendersi conto che il vero protagonista della Messa è sempre e solo Cristo e mai il sacerdote".

Molti accusano il Concilio Vaticano II di non aver dettato una linea precisa rispetto alla liturgia.

"La colpa non è del Vaticano II in sè, ma di alcuni suoi interpreti troppo esuberanti che hanno fatto credere che si dovessero rompere le righe in materia”.

Eminenza, Lei cosa apprezza maggiormente della Messa in latino di San Pio V?

"Direi la sobrietà, l’elegante raffinatezza. E, certamente, l'alta dote di trascendenza, la continua ricerca di Dio. Ma questo, sia chiaro, non significa che io sia contro il ‘Novus Ordo’. A dire il vero, considero il lezionario del ‘Novus Ordo’ addirittura più ricco di contenuti rispetto a quello del rito di San Pio V, quindi approfitto dello spazio che mi concedete per lanciare un'idea…".

Ci dica, Cardinale.

"Per chiudere definitivamente ogni discussione sull’argomento, si potrebbe trovare una via di mezzo, un accordo a metà strada, consentendo la celebrazione Eucaristica con l'ordinario della Messa secondo i libri di San Pio V e con il lezionario del ‘Novus Ordo’. Voi di ‘Petrus’, che è un quotidiano on-line, provate a vedere cosa ne pensano i frequentatori di Siti Internet e blog cattolici; penso sia un’idea valida che possa essere presa in seria considerazione anche da chi è più in alto di me…”.

Cardinale, Messa di San Pio V vuol dire anche, e non solo, Messa in latino: inevitabile il pensiero al canto gregoriano…

"Quello gregoriano è il vero canto della Chiesa - inutile girarci tanto attorno - perché racchiude l'idea di comunità. Pensi che un genio della musica come Mozart si lamentava, a un certo punto della sua vita, di non aver scoperto il gregoriano".

In conclusione, Eminenza, cosa pensa invece dellla Comunione nelle mani?

"So che anche su questo tema è in atto una certa polemica. Personalmente, sono favorevole alla Comunione nella bocca, e ciò sia per evitare i problemi di caduta della particola che di sottrazione della stessa da parte di satanisti o fedeli ‘esaltati’. Per carità, è doveroso ricordare che la Comunione si iniziò a dare nelle mani sin dalla nascita della Chiesa e che la bocca - per chi ne fa una questione, diciamo, di ‘igiene’ pratica e spirituale - non è meno impura delle mani. Ma, lo ripeto, io continuo ad essere per la Comunione nella bocca".

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