lunedì 26 gennaio 2009

Monsignor Lefebvre? Un grande uomo di Chiesa ,custode della vera dottrina.

Intervista a Roberto Gervaso

di Bruno Volpe
PONTIFEX.ROMA.IT

La avverto, io sono un laico e non credente, ma uno storico onesto”, anticipa Roberto Gervaso. Meglio così, la sua testimonianza risulta ancor più importante. Dunque Gervaso, con un gesto unilaterale di carità e misericordia, Papa Benedetto XVI, ha ritirato la scomunica ai quattro Vescovi ordinati da Monsignor Marcelle Lefebvre. Lei come lo commenta?: “ sono favorevole al ritiro. E cerco anche di spiegare il motivo. Da un punto di vista formale e del diritto canonico Giovanni Paolo II non aveva scelta. Ma ritengo che storicamente Lefebvre avesse ragione, in quanto non è pensabile relegare la tradizione della Chiesa in un angolo come roba vecchia. Lefebvre, ma questo la solita retorica non lo tollera, dal suo punto di vista, fu un grande uomo di Chiesa. Ritengo che sia assurdo scomunicare chi rappresenta l’anima del cattolicesimo autentico e per molto tempo si sono tollerati, e si ...
... continua a farlo ,rivoluzionari e gente che tende la mano all’ Islam”. Insomma la sua è una difesa appassionata di Lefebvre: “ torno all’inizio. Io non sono credente e di Chiesa, e quindi reputo certi postulati cattolici assolutamente inaccettabili. Ma se la Chiesa li ha messi, se esistono, penso che i credenti li debbano osservare ciecamente e senza discutere. La Chiesa, in sostanza, sia dogmatica e conservatrice, rispettosa gelosamente della tradizione ,se vuole vivere. Altrimenti sarà costretta a cedere allo spirito del mondo”.
Però i lefebvriani criticano il Concilio Vaticano II: “ a mio giudizio qualche ragione concreta la hanno. Intanto dopo il Concilio, la vera liturgia cattolica è andata a farsi benedire. Lo stesso Papa attuale, Benedetto XVI ha corretto alcune interpretazioni del Vaticano II come rottura con la tradizione confermando, in un certo modo, la sua predilezione verso la salvaguardia del patrimonio della Chiesa e l’idea di restaurazione nel senso etimologico del termine. Poi, mi passi lo sfogo che forse mi censurerà..”.
Censuriamo gli insulti, mai le idee, avanti: “ trovo pieno di retorica e francamente insopportabile, la definizione data a Giovanni XXIII di Papa Buono”. In che senso: “ ma scusi, se esiste un Papa Buono, gli altri che, sono cattivi?. Per caso Pio X o Pio XII o gli altri picchiavano i bambini, ma mi facciano il piacere. Non esiste un Papa Buono, per i veri cattolici ogni Papa è buono e rappresenta un punto di riferimento”. Il teologo Gennari, ha definito la revoca della scomunica come uno schiaffo a Giovanni Paolo II: “ l’espressione mi pare esagerata. Diciamo che Papa Ratzinger, con molto buon senso storico, ha corretto una ingiustizia sostanziale compiuta allora, anche se formalmente giustificata dal diritto canonico. Insomma è stato messo un rimedio ad un vizio dogmatico”.
Dunque, per lei la Chiesa si identifica con la tradizione: “ sicuramente. Quando si allora dai binari del dogma e della tradizione e dal rispetto fedele alle origini, la Chiesa deraglia e lo spirito dei tradizionalisti è votato al bene e non al male. Prenda la liturgia”. In che senso?: “ la Messa post conciliare è la negazione della idea del mistero. Si pretende di spiegare ciò che per natura non lo è. La Messa, per coloro che ci credono e ci vanno, è adorazione, sacrificio,mistero. Non è giusta la pretesa di voler capire tutto. Da questo punto di vista la posizione dei tradizionalisti, mi creda, non fa una piega”.
E aggiunge: “ la messa moderna, quella di Paolo VI, è nata con l’idea ecumenica, di accontentare anche i protestanti, bisogna riconoscerlo. Per esempio, lo scambio della pace. Ma mi spiega lei per quale ragione mai devo dare la pace formale se magari dentro covo odio o rancore verso il mio vicino?. E’ il trionfo della ipocrisia buonista”. Dunque favorevole al ritiro della scomunica?: “ come non credente la cosa non mi turba in un senso o nell’altro. Da storico ed intellettuale dico che è una cosa sensata ,che corregge una colossale ingiustizia storica. La chiesa sia dogmatica e rispettosa della sua tradizione, se vuole vivere”.

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