martedì 24 febbraio 2009

Il Papa richiama all’ordine i Vescovi ‘dissidenti’

“Basta polemiche: la presunzione di sentirsi superiori allontana da Cristo, porta alla distruzione e fa ermegere una caricatura della Chiesa”

PETRUS

CITTA’ DEL VATICANO - Benedetto XVI ha risposto indirettamente alle tante critiche e ai tanti attacchi piovuti su di lui da vescovi e interi episcopati, per la sua decisione di revocare la scomunica ai lefebvriani e di nominare come ausiliare di Linz, in Austria, un prelato tradizionalista. "San Paolo - ha detto il Papa ai seminaristi di Roma, che ha incontrato al Laterano - rimproverava i Galati: vi mordete e attaccate a vicenda come delle belve: emergono le polemiche e uno morde l'altro. Vediamo bene che anche oggi ci sono cose simili, dove invece di inserirsi nel Corpo di Cristo, con arroganza intellettuale si pensa che uno e' migliore dell'altro, e si fanno polemiche distruttive. Cosi' emerge una caricatura della Chiesa". Per il Pontefice, nella Chiesa attuale serve "un esame di coscienza, che ci aiuti - ha spiegato - a non pensare di essere superiori all'altro, ma a trovarci insieme nell'umilta' della fede, un grande spazio dove Cristo ci ha chiamato ad essere un solo spirito con lui, nell'amore e nella gioia". Le parole del Santo Padre al Seminario Maggiore - dove e' giunto accompagnato dal Cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini, e dal Rettore del seminario, Monsignor Giovanni Tani, e si e' fermato anche a cena con gli studenti - assumono un particolare significato perche' pronunciate alla vigilia della festa liturgica della Cattedra di San Pietro, una ricorrenza che, spiega padre Joaquin Alliende, presidente internazionale di Aiuto alla Chiesa che soffre, l'associazione fondata da padre Lardo, "commemora l'incarico particolare affidato da Cristo al primo Vescovo di Roma". L'Acs chiede dunque di "pregare per il Papa dopo il chiasso degli ultimi tempi". "Papa Benedetto XVI - afferma padre Alliende in una nota - e' stato ingiustamente attaccato: si e' assistito ad un ritorno di atteggiamenti aggressivi che sembravano superati". E se pure "sono stati commessi gravi errori da parte di alcune istanze della Santa Sede, cosi' come ha affermato il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi", secondo il presidente dell'associazione che ha sostenuto le comunita' cristiane d'Oltrecortina durante i quattro decenni del comunismo, "si e' colta l'occasione di tali errori obiettivi per causare una valanga di aggressioni", ferendo "in maniera grossolana la dignita' del Papato e la persona stessa di Benedetto XVI". "Molti hanno manipolato le informazioni. Altri hanno lasciato crollare frivolamente validi fondamenti della nostra tradizione umanista: questo comportamento indegno nei confronti della verita' deteriora gravemente il dialogo tra la societa' civile e le grandi religioni", aggiunge il religioso, definendolo "un segno di scomposizione culturale" con il quale "si ravvivano antiche emozioni settarie". "Si e' cercato di debilitare una figura morale irreprensibile, uno dei grandi fari di speranza per le nuove generazioni". "In mezzo a tanto chiasso - conclude la nota - la personalita' storica di Benedetto XVI emerge incolume, come qualcuno che incarna razionalita', lucida sapienza ed estrema bonta'. Cosi' molti giovani scoprono in lui un riflesso attuale del Buon Pastore". Per questo, l'ACS invita "tutti coloro che credono nel Dio di verita' e di amore ad una giornata speciale di preghiera: preghiamo che lo Spirito Santo illumini e sostenga Papa Benedetto XVI come testimone profetico del Vangelo di Gesu' e come guida per una umanita' che aneli alla pace". Tornando alla ‘lectio magistralis’ tenuta ai seminaristi di Roma, il Pontefice ha tenuto ad evidenziare che assolutizzare il concetto di liberta' espone al rischio di "degradare" la dignita' della persona. "San Paolo - ha rimarcato - ci aiuta a capire che la liberta' non deve divenire un pretesto per vivere secondo la carne". Infatti, "l'assolutizzazione dell'io" finisce col negare la dignita' stessa dell'uomo come Figlio di Dio perche' e' "l'epressione dell'individuo come assoluto, dipendente da nessuno e da niente". "Si dice - ha osservato il successore di Pietro - che se non dipendo da nessuno posso fare quel che voglio. Ma questa e' la degradazione della liberta', e il libertinismo non e' liberazione. Significa ridursi alla carne, apparentemente. La nostra verita' e' che anzitutto siamo creature che viviamo nella relazione con il Creatore. Dipendenti dal Creatore". "Per l'illuminismo e l'ateismo - ha quindi rimarcato - e' una dipendenza da cui liberarsi. Sarebbe cosi' se Dio fosse un tiranno umano, ma non e' cosi': la nostra dipendenza e' essere nello spazio del suo amore. Siamo uniti a Lui, a tutto il suo potere. La relazione d'amore col Creatore e' la chiamata alla vita e percio' vedere Dio, conoscere Dio, inserirsi nella volonta' di Dio, progredire nella relazione con Dio e' l'avventura bella della nostra vita". "Siamo relazionati a Dio ma anche, come famiglia umana - ha sottolineato il Papa teologo - siamo in relazione l'uno con l'altro: non c'e' liberta' contro, ma solo liberta' condivisa. Solo nell'essere insieme possiamo entrare nella liberta' attraverso un cammino verso la liberazione comune, nel quale nessuno va appresso". Per il Pontefice, "se non c'e' una verita' comune dell'uomo, rimane solo il positivismo. Che impone la sua violenza". Il cristianesimo, invece, non e' un insieme di norme che ci obbligano: "La legge - ha rilevato citando Sant'Agostino - trova la sua pienezza in un solo monito: 'Ama e puoi fare quanto vuoi'. Perche' se amiamo davvero, siamo una volonta' sola con il Signore. Solo cosi' siamo realmente liberi. Preghiamo il Signore - ha concluso Benedetto XVI - che ci aiuti in questo cammino: diventiamo un corpo e uno spirito con Lui, e saremo realmente liberi".

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