venerdì 27 febbraio 2009

La crisi economica mondiale al centro del ‘Question Time’ del Papa con i sacerdoti della Capitale: “I peccati dell’avarizia e dell’idolatria dietro il

PETRUS

CITTA’ DEL VATICANO - Il Papa punta il dito contro ''l'avarizia'' e ''l'idolatria del dio Denaro'', responsabili del crollo delle banche americane e della crisi economica che sta mettendo in ginocchio milioni di persone in tutto il mondo. Benedetto XVI si rivolge ai parroci della ''sua'' diocesi di Roma nel tradizionale incontro annuale in Vaticano e parla a braccio, in un contesto che lui stesso definisce ''familiare''. Nel ''question time'' con i circa 500 tra sacerdoti e diaconi della Capitale, il Santo Padre risponde affabilmente alle domande, distribuisce consigli, scherza anche e, tuttavia, non perde mai di vista le grandi questioni attuali e la missione universale della Chiesa che, afferma, ''ha il dovere di denunciare'' i problemi economici e sociali. A questi argomenti, definiti ''punti difficili'', perche' richiedono risposte ''competenti'' oltre alla ''consapevolezza etica formata dal Vangelo'', il Pontefice sta dedicando un'Enciclica ‘sociale’. Intanto, al parroco di Tor Bella Monaca, periferia di Roma, che gli chiede come porsi di fronte alla crisi finanziaria, Benedetto XVI, che parla di due livelli dell'emergenza (quello della "macroeconomia" e quello della vita concreta delle persone che perdono il lavoro o la casa), spiega: ''Il crollo delle grandi banche americane mostra quello che e' l'errore di fondo: l'avarizia e l'idolatria che oscurano il vero Dio, falsificazione di Dio in Mammona''. ''La Chiesa - aggiunge - ha sempre il compito di essere vigilante, di cercare essa stessa, comprendendo le ragioni del mondo economico, di illuminare questo ragionamento con la fede che ci libera dal peccato. Per questo deve farsi sentire ai diversi livelli per aiutare a correggere tanti interessi personali e di gruppi, nazionali e sopranazionali, che si oppongono alle correzioni alla radice dei problemi''. E anche se non riesce talvolta a promuovere ''una correzione radicale e totale - continua -, dobbiamo fare di tutto perche' ci siano correzioni sufficienti, e ostacolare l'affermarsi dell'egoismo che si presenta anche sotto le forme della scienza''. Secondo il Papa, quindi, alla base del discorso economico c'e' quello del peccato originale. ''Se non esistesse il peccato originale - scandisce Ratzinger -, potremmo fare appello alla lucidita' della ragione e riformare cosi' l'umanità''. Ma la ragione ''e' oscurata alla radice dall'egoismo e dall'avarizia di volere il mondo per sè”; egoismo e avarizia che ''curvano'' la volonta', ''non piu' disponibile a fare il bene per gli altri ma solo il bene per se stessi''. Ecco perche' - esorta il Pontefice - e' necessaria da parte della Chiesa ''una denuncia ragionata e ragionevole'' da portare avanti, pero', ''non con grandi moralismi'' ma ''con ragioni concrete''. E' questo, dice il Santo Padre, "un mandato della Chiesa da sempre. Da Leone XIII si cerca di fare denunce, ma non sono sufficienti: l'assenso della ragione esige poi la correzione dei comportamenti". Il problema con il quale confrontarsi "non e' un concetto astratto di peccato, si riferisce alla giustizia che Dio ci da', e la giustizia non si puo' creare solo con modelli economici buoni, che sono necessari, ma si realizza solo se ci sono i giusti: se non ci sono, se non c'e' lavoro umile e quotidiano per convertire i cuori a Dio, allora non c'e' neanche la giustizia collettiva". Per il Pontefice, dunque, "le strutture buone non si realizzano se si oppone ad esse l'egoismo, anche quello di persone competenti". Cosi', "per arrivare ai grandi scopi dell'umanita', bisogna dare degli orientamenti, come gia' fanno i vescovi e le Conferenze Episcopali, perche' tutti dobbiamo erudire alla giustizia. Ma questo non basta: ce lo insegna il dialogo tra Dio e Abramo nel Vecchio Testamento, quando Abramo chiede di salvare la citta' perche' ci sono 100 giusti, e il Signore gli risponde che anche solo dieci sono sufficienti. Ma - osserva il Papa teologo - se mancano 10 giusti con tutta la dottrina, la citta' non sopravvive: il nostro lavoro nelle parrocchie e' che ci siano tanti giusti e in tal modo ci sia giustiza nel mondo". Durante l’incontro, Benedetto XVI non manca di parlare della necessita’ di inserire giovani sacerdoti nelle varie realtà parrocchiali, ha ribadito l’importanza e la validita’ del ‘primato petrino’ e salutato i suoi ospiti, accompagnati dal Cardinale vicario Agostino Vallini, esprimendo apprezzamento per questo tipo di appuntamenti perche’ “a me che non sono un oracolo (…) consentono in un clima di grande familiarita’ (…) di conoscere meglio la realtà”.

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